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Cosa accade se un robot umanoide interagisce con un bambino affetto da autismo?
Un robot per amico
 

Un robot per amico

2015-01-14

Che accade se un robot umanoide interagisce con un bambino affetto da autismo? Avere un'entità artificiale con cui relazionarsi, può migliorare la vita sociale e cognitiva di quel bambino? Sono quesiti importanti, che trovano finalmente una risposta nel lavoro di ricerca, sviluppo e testing intenso che sta svolgendo la Robotics Life, una start up di Catania che, pioniera Italia, sta mettendo a punto una terapia sperimentale, altamente innovativa, per la cura dell'autismo nei bimbi tra i 2 e i 6 anni, l'età in cui è più probabile ottenere miglioramenti nella malattia.

La società è stata fondata da due fratelli, Marco e Daniele Lombardo, di 37 e 41 anni, entrambi periti informatici, i quali, insieme al cugino Giuseppe Pennisi, hanno deciso di lasciare i loro lavori precedenti e dedicarsi totalmente a una missione: portare concretamente la robotica nel mondo della medicina e della neuropsichiatria infantile, sfruttando le possibili interazioni tra uomo e robot (e soprattutto tra bimbo e robot).

Ci ha spiegato Daniele: “Spesso i bimbi autistici non interagiscono con altri esseri umani, non li guardano in faccia, magari si fissano su un particolare o un dettaglio della persona. Il robot invece, in quanto surrogato dell'essere umano, dall'aspetto accattivante, diventa la proiezione dell' amico immaginario, e dunque è un catalizzatore dell'attenzione e un ottimo motivatore per giocare”.

I robot umanoidi esistevano già da qualche anno, quello che mancava realmente era un software di facile utilizzo per medici, terapisti e genitori che consentisse un uso diretto e personalizzato del robot stesso, senza bisogno di ricorrere al tecnico informatico di turno.

La Robotics Life nasce nel luglio del 2014, anche grazie all'incoraggiamento di SmartStart Italia, la misura di Invitalia per le startup innovative, proprio per realizzare e commercializzare RoboMate, una piattaforma educativa personalizzabile, che contiene software comportamentali. Questi software sono progettati secondo il paradigma dell' "edutaiment" (intrattenimento educativo) e consentono al robot di interagire con il bambino sulla base delle diverse esigenze di paziente e terapista.

Lo sviluppo di questa piattaforma è andato di pari passo con il raggiungimento di importanti accordi avviati dal team negli ultimi mesi con l'IFC, l'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR e alcune delle più importanti società francesi e americane costruttrici di robot. E I riconoscimenti, naturalmente, non hanno tardato ad arrivare: nel 2013 un Grant di 25.000 dal programma Working Capital di Telecom Italia, poi la Medaglia di Bronzo a Scintille 2014, il bando per idee innovative del Consiglio nazionale degli Ingegneri d'Italia, infine l'invito al TEDx di Ginevra come speaker specializzati su “idee che meritano di essere diffuse”. A breve è prevista anche la partecipazione all'evento “Tecnologia Solidale” che si svolgerà il 15 dicembre a Palazzo Chigi.

Daniele, a cui abbiamo chiesto di esprimere un desiderio per il futuro, ha risposto: “Sarebbe bello produrre una vera Intelligenza Artificiale, un robot che possa davvero essere autonomo nello svolgere funzioni e ragionamenti propri della mente umana e diventare un vero amico per l'uomo”. Il film A.I. di Steven Spielberg non sembra poi così lontano…
 

 
 

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