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La start up palermitana trasforma chiese, piazze, giardini, teatri e monumenti con la Human Content Interaction

A Odd Agency l’Oscar Cultura Crea per luci ed effetti speciali

2022-03-18

Una startup hi-tech al servizio della cultura. E’ quella che hanno creato a Palermo un gruppo di amici, mettendo in comune le diverse professionalità possedute.

Sono i giovani di Oddagency che danno nuova vita e nuovi significati a chiese, piazze, teatri e monumenti, proponendo esperienze immersive in cui i luoghi si trasformano attraverso la proiezione di immagini e animazioni.

L’ambiente e l’uomo entrano così in relazione stretta e reciproca su percorsi costellati di scenografie in realtà aumentata, ologrammi e illuminazioni artistiche. Il monumento, o alcuni suoi aspetti, vengono raccontati al pubblico in un modo inedito e avveniristico, offrendo un'esperienza emozionante e coinvolgente tramite show multimediali di grandi, medie e piccole dimensioni.

Qui ad esempio l’Orto Botanico di Palermo viene completamente reinventato.

 

Oddagency ha ricevuto un finanziamento Cultura Crea 2.0 di circa 300mila euro, il 50% a fondo perduto e il 50% con mutuo agevolato.

Abbiamo intervistato il CEO Luca Pintacuda, alla scoperta dei segreti di questa startup della cultura.

 

Come nasce la vostra azienda e quali sono state le principali tappe evolutive?

Abbiamo fondato Oddagency nel 2014 con l’obiettivo di lavorare nel settore della comunicazione: avevamo delle competenze diverse ed eterogenee che ci hanno da subito dato la possibilità di creare contenuti complessi, ma ci siamo resi conto che il mercato aveva diverse barriere in ingresso prima fra tutte una domanda ormai saturata da un’offerta ricca e molto competitiva.

Abbiamo capito che la crossmedialità e in generale i linguaggi digitali dell’arte avevano e hanno la capacità di raccontare l’enorme ricchezza del nostro patrimonio culturale in maniera inedita e accattivante. Ci stavamo inserendo in un contesto internazionale che stava nascendo proprio in quegli anni e che quindi aveva, ed ha ancora oggi, una vocazione avanguardista: così sono nati il primo video mapping, la prima esperienza immersiva a 360°, il primo parco tematico, la prima esperienza con l’arte generativa. Sono stati anni di prime volte, di grandi scommesse, di studi intensi, di notti insonni ma anche di grande crescita.

 

Quante persone lavorano con voi e quali i profili e le competenze coinvolte?

Il nostro staff è composto da creativi, umanisti digitali, programmatori, storici, architetti, ingegneri, storici dell’arte ecc… tra collaboratori freelance e dipendenti siamo circa 15 persone, ma quando lavoriamo a progetti impegnativi dobbiamo coinvolgere altre realtà del settore (scenografi, service, società di gestione ecc…). Anima Mundi ad esempio ha impegnato circa 60 persone.

 

Come spiegheresti la Human Content Interaction, che caratterizza fortemente il vostro lavoro?

La Human Content Interaction esplora le possibilità di creare una relazione fra le persone, lo spazio fisico e i suoi contenuti tangibili e intangibili, visibili e invisibili, materiali e immateriali.

I beni culturali e paesaggistici, le aziende, gli istituti museali, i territori hanno bisogno di comunicare sé stessi ad un pubblico. Per questo trasformiamo i contenuti, siano essi le storie, i miti e le leggende di un sito culturale o i dati, i prodotti e la visione di un’azienda, in una esperienza fruibile che rompe la quotidianità, una storia immersiva e interattiva che costituisce un nuovo, originale ed emozionante contenuto culturale. In questo modo si riesce a comunicare in modo più efficace ed inclusivo, convertendo il rigore dell’approccio tradizionale nella semplicità di un linguaggio narrativo accessibile a tutti, utilizzando la tecnologia, tradizionalmente intesa come un mezzo divisivo, per connettere le persone tra loro e con il contenuto.

 

Come siete venuti a conoscenza dell’incentivo Invitalia Cultura Crea 2.0 ?

Ci è capitato più volte nel corso degli anni di partecipare a incontri e meeting esplicativi delle misure Invitalia. Quando abbiamo intrapreso il nostro percorso nel settore della valorizzazione dei beni culturali e della human-content interaction ci siamo ben presto accorti che Cultura Crea era la misura giusta per noi.

 

Che cosa ha comportato per voi il finanziamento Invitalia?

Il finanziamento ci ha dato la cosa più importante che ogni azienda innovativa necessita per esistere: la possibilità di fare ricerca, che si traduce in primo luogo nel reperimento risorse umane ed in secondo luogo nella strumentazione necessaria.

 

Quali aree di attività ne hanno maggiormente beneficiato?

Cultura Crea ci ha permesso di potenziare il nostro settore creativo e di strutturare il settore che si occupa di programmazione e interaction design. Scrivere il progetto ci ha inoltre permesso di fissare su carta prodotti, mission, obiettivi. Ha inoltre consentito ai soci, una volta delegate funzioni e responsabilità ai nuovi assunti, di concentrarsi nella progettazione di eventi di grandi dimensioni come i nostri videomapping immersivi a 360° all’interno dei monumenti e i parchi tematici. Prodotti per la cui riuscita è stato fondamentale l’impiego di macchinari e attrezzature acquistati con il finanziamento.

 
 

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