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Il commissario Arcuri interviene alla presentazione del nuovo impianto automatizzato
 

Mascherine chirurgiche, inaugurata la produzione alla Chiros in Veneto

2020-08-10

“Il 18 marzo, quando sono stato nominato Commissario Straordinario all’emergenza Covid, non producevamo neanche una mascherina e avevamo difficoltà a dotare perfino gli operatori sanitari, i nostri medici e infermieri, dei dispositivi di protezione personale essenziali. Sono passati poco più di 100 giorni e abbiamo una produzione nazionale di mascherine in grado di soddisfare il fabbisogno non solo degli operatori sanitari ma anche dei cittadini”.

Così il commissario straordinario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, in occasione dell’inaugurazione, il 10 agosto 2020, del nuovo stabilimento della Chiros a Fossalta di Portogruaro (Venezia). Grazie a nuovi macchinari, l’impianto è stato riconvertito per la produzione automatizzata di mascherine chirurgiche di tipo 2 al servizio delle necessità nazionali. Saranno realizzati mediamente circa 6 milioni di pezzi al mese.

Dal 14 settembre – ha dichiarato Arcuri nel corso della conferenza stampa - distribuiremo 11 milioni di mascherine al giorno nelle 43mila strutture scolastiche diffuse sul territorio. In soli quattro mesi il sistema industriale italiano ha mostrato una capacità di reazione che solo un grande Paese può mettere in campo. Un sistema che non è stato solo responsabile ma anche solidale. All’inizio dell’emergenza eravamo il secondo Paese per numero di contagi e di vittime. Oggi siamo al sedicesimo posto. Il merito è dei nostri cittadini che sono stati straordinari e che hanno reagito in maniera efficace per combattere la diffusione del virus. Oggi siamo sicuramente più preparati anche rispetto ad una eventuale e non auspicabile recrudescenza del virus”.

L’investimento a Fossalta di Portogruaro è stato realizzato con il supporto di Confindustria Alto Adriatico, il cui presidente, Michelangelo Agrusti, è intervenuto in conferenza stampa insieme a Ciro Astarita, titolare della Chiros, e Massimo Marchesini, direttore generale dei sistemi industriali di IMA Group di Bologna, azienda produttrice dei macchinari.

Agrusti si è rivolto ad Arcuri dicendo di aver “risposto al suo appello, quello rivolto al sistema industriale per rendere autosufficiente il Paese in ordine ai presidi sanitari fondamentali, abbiamo accettato la sfida individuando un imprenditore disposto a rischiare del suo ed al quale Confindustria Alto Adriatico ha fornito tutta l’assistenza necessaria”.

Astarita ha spiegato che produrre dispositivi medici non era facile perché in Italia non esisteva nulla, dal tessuto agli elastici, men che meno le macchine. Ci siamo imposti due obiettivi: da un lato tutelare l’azienda, certi che saremmo andati incontro a oggettive difficoltà, e dall’altro rendere autosufficienti le forniture di DPI per il nostro territorio”.

Marchesini, infine, ha spiegato che il coinvolgimento dell’azienda è avvenuto in pieno lockdown quando “ci è stato chiesto di costruire una macchina per produrre mascherine a velocità elevata: abbiamo sfruttato le conoscenze di un’azienda del gruppo che produce macchine per il mondo delle salviette umidificanti. Siamo partiti con cinque prototipi e oggi, a tre mesi e mezzo di distanza, installiamo e partiamo con la produzione”.

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